Il programma Erasmus per contrastare l’antieuropeismo

Il programma Erasmus per contrastare l’antieuropeismo

di Marco Buemi

Ormai da diverse settimane siamo testimoni di un evento che ha sconvolto le nostre abitudini e la nostra quotidianità e che mette in pericolo non solo la nostra salute e il nostro sistema sanitario, ma mette in grave crisi anche l’economia, le istituzioni politiche, i sistemi culturali, le abitudini quotidiane. Da un punto di vista politico, è indubbio come preoccupi la situazione creatasi all’interno dell’Unione Europea, in cui la contrapposizione sulle diverse posizioni su quali siano le misure  finanziarie più efficaci per garantire la possibilità di una ripresa economica rischia di alimentare la minaccia nazionalistica e anti-europeista nell’intero continente riportandolo, di fatto, indietro di circa un secolo.

Importanti e confortanti sono le prese di posizioni del presidente del Parlamento Europeo David Sassoli contro la miopia e l’egoismo che alcuni governi europei, che sono soliti distinguersi per il loro atteggiamento di scarsa collaborazione costruttiva nelle politiche per una maggiore integrazione europea, hanno dimostrato anche nell’attuale grave situazione. David Sassoli in questo intervento sottolinea come bisogna rendersi conto velocemente  che l’Europa che emergerà da questa crisi non sarà la stessa, e come, a differenza delle istituzioni dell’Unione Europea, i governi nazionali non ne abbiano ancora piena consapevolezza. Inoltre, dopo aver ribadito che l’Europa è qualcosa di più di una semplice somma di governi nazionali, evidenzia la necessità di dar vita, per uscire più rapidamente dalla drammatica crisi attuale, a uno strumento europeo di garanzia del debito che metta in grado i singoli paesi di spendere tutto quello di cui hanno bisogno.

Tralasciando per un attimo argomentazioni di stampo geo-politico e finanziario e orientando il discorso sulle realtà positive europee, quello che certamente tutti i cittadini (e i loro governanti) europei dovrebbero tenere a mente sono gli importanti strumenti che la UE mette a disposizione delle persone, delle imprese e delle istituzioni dei suoi stati membri. Strumenti volti a rilanciare la coesione sociale, la cooperazione transnazionale, lo sviluppo urbano sostenibile, solo per citarne alcuni. E sicuramente non meno importanti sono quelle iniziative, che tutti conosciamo, che mettono al servizio di giovani studenti e professionisti risorse concrete per migliorare la propria condizione.

Un esempio concreto in questo senso è rappresentato dal programma EuRopean Community Action Scheme for the Mobility of University Students, meglio noto come ERASMUS, dal nome del celebre umanista e teologo olandese Erasmo da Rotterdam, attivo sin dal 1987 che permette agli studenti universitari europei di trascorrere un periodo di studio e di scambio culturale in un paese estero. Nel corso della sua evoluzione il programma si è progressivamente esteso anche alla formazione di professionisti, volontari, tirocinanti e sportivi e, nella sua attuale denominazione di Erasmus+ vanta, oggi, un bilancio di 14,7 miliardi di euro, fornendo ad oltre 4 milioni di europei l’opportunità di studiare, formarsi, acquisire esperienza e fare volontariato all’estero. Erasmus+ è altresì finalizzato a contribuire attivamente alla strategia Europa 2020 per la crescita, l’occupazione, l’equità sociale e l’integrazione, e a conseguire i traguardi di ET 2020, il quadro strategico europeo nel campo dell’educazione e della formazione, e della strategia europea per la gioventù. I temi che il programma affronta variano dalla riduzione della disoccupazione giovanile, alla formazione degli adulti; dagli aspetti pratici legati alla partecipazione alla vita democratica dei giovani europei al sostegno all’innovazione, la collaborazione e le riforme; dalla riduzione dell’abbandono scolastico alla collaborazione tra paesi partner per migliorare la mobilità.

Le intenzioni delle istituzioni europee per il prossimo periodo di programmazione (2021-2027) sembrano indicare la volontà di rendere più incisiva l’azione del programma Erasmus e di potenziare il relativo capitolo di spesa da 15 a 30 miliardi, rispetto alla precedente programmazione. Le motivazioni alla base di questo rafforzato impegno sono basate sulla positiva valutazione dei risultati ottenuti fino ad oggi, con specifico riferimento all’impatto positivo che le esperienze finanziate hanno avuto sulla vita dei partecipanti. Generalmente, chi partecipa a una esperienza di Erasmus per studi all’estero ha, infatti, almeno il doppio delle possibilità di trovare un impiego ad un anno dalla laurea, rispetto a chi non ha mai vissuto tale esperienza*. Allo stesso modo, non molti sanno che ad almeno un tirocinante su tre viene offerto un lavoro dall’organizzazione ospitante al termine dell’’esperienza di mobilità all’estero*. Risultati sorprendenti, in qualche modo replicati anche nell’ambito della mobilità professionale. Statisticamente, chi  ha partecipato al progetto Erasmus, nel caso in cui si trovi alle prese con il problema della mobilità professionale, trova lavoro prima e tende a guadagnare mediamente il 25% in più rispetto a chi ha lavorato solo ed esclusivamente nel proprio paese di origine*. Anche un’esperienza di volontariato internazionale, al pari dell’esperienza Erasmus, può fare la differenza nell’attuale mercato del lavoro: la sua presenza sul curriculum è apprezzata da 3/4 dei recruiter e datori di lavoro (*fonte European Commission-Education and Training Monitor EU analysis, volume 1, 2018). All’interno delle iniziative promosse attraverso Erasmus+,  si distingue in particolare il programma EU4EU che sfrutta appieno il potenziale formativo della mobilità in termini di accrescimento delle competenza e delle opportunità di valorizzarle in un mercato del lavoro globale.

EU4EU-European Universities for the EU è una iniziativa ideata e coordinata dall’associazione italiana EuGen-European Generation, che mette in connessione il mondo dell’Università con quello del lavoro, delle aziende, degli enti pubblici e del terzo settore. La rete, nata nel 2015, poggia su un ormai consolidato impianto progettuale finanziato dal Programma Erasmus+. Il network ha coinvolto 47 Università di 4 paesi europei (Italia, Francia Spagna e Croazia), e un numero complessivo di 700 organizzazioni ospitanti tra aziende, enti pubblici e terzo settore. I progetti di mobilità hanno dato la possibilità a 1400 studenti di andare all’estero e svolgere periodi di tirocinio in organizzazioni che a loro volta operano con fondi europei nei settori della formazione, della sostenibilità ambientale, della consulenza d’impresa, della progettazione urbanistica, della ricerca scientifica. Quasi 6 studenti su 10, al termine dell’esperienza hanno trovato lavoro, a testimonianza delle ricadute positive sul loro percorso formativo. Oggi EU4EU si trova a dover adattare  le proprie funzionalità per poter garantire il completamento dei percorsi formativi anche in una situazione di drastica riduzione delle mobilità dei partecipanti a causa delle limitazioni imposte dalla pandemia in atto. Un progetto, dunque, che non si ferma pur in presenza di una situazione di grave crisi, ma che si adatta alle mutate circostanze potenziando la collaborazione da remoto e rappresentando così una risposta concreta ad un cambiamento imprevisto.

Innovazione sociale, focus sullo smart working, rilancio della collaborazione a distanza attraverso la tecnologia a disposizione di una generazione che deve abituarsi all’atteggiamento resiliente, sono tutti fattori che permettono alla domanda e all’offerta di incontrarsi, adattandosi ad una distanza imposta dalle nuove circostanze e, per molti versi, sofferta. Questo dimostra che l’Europa non si è fermata, ma anzi propone nuovi spunti di rinascita. L’importanza, in un tale contesto, di un efficiente coordinamento per garantire la possibilità di partecipare al programma Erasmus+ anche a distanza, tramite piattaforme informatiche e digitalizzazione dei servizi, risultano dunque fondamentali per una iniziativa che, come ha espresso il Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli riferendosi al programma EU4EU, “porta uno dei programmi simbolo della UE (il programma Erasmus ndr) ad un livello più avanzato, attraverso il potenziamento delle sue funzionalità”. Il programma EU4EU ha, infatti, recentemente ottenuto il patrocinio del Parlamento Europeo per la conferenza che verrà organizzata nei prossimi mesi a Bruxelles, e, come afferma il Presidente Sassoli nella lettera di concessione del patrocinio: “il coordinamento del consorzio tra università di vari paesi di EU4EU, che promuove la mobilità degli studenti in Europa, si dimostrerà molto utile per l’evoluzione del futuro programma Erasmus+”. Il messaggio del Presidente Sassoli, inoltre, sottolinea come l’Erasmus+ “offra benefici per la società intera attraverso una riduzione degli squilibri e un incremento del senso di unità e appartenenza” che determinano “un maggiore grado di mobilità giovanile e ad un legame più coerente e continuo tra istruzione e professionalizzazione nel mondo del lavoro”.

È importante sottolineare come, in un’era di forte critica e di sfiducia verso le istituzioni europee, solo un’Europa unita nei suoi intenti sia in grado di offrire in ultima istanza, strumenti efficaci per migliorare le condizioni di vita della cittadinanza in termini di inclusione sociale e lavorativa e per assicurare maggiore rappresentanza in termini di partecipazione ai processi decisionali.